Lego tappa i buchi
Nient’altro che l’arte di integrare vere e proprie sculture Lego nel paesaggio urbano, in modo tale che i mattoncini diventino parte integrante del panorama: questa è la Lego bombing. Una street art che, un po’ come le azioni di urban knitting, è un tocco di colore in contesti degradati o danneggiati, un gesto di guerrilla marketing che è anche denuncia urbana, è veicolazione di un messaggio che oltrepassa i confini dell’arte fine a se stessa.
Nient’altro che l’arte di integrare vere e proprie sculture Lego nel paesaggio urbano, in modo tale che i mattoncini diventino parte integrante del panorama: questa è la Lego bombing. Una street art che, un po’ come le azioni di urban knitting, è un tocco di colore in contesti degradati o danneggiati, un gesto di guerrilla marketing che è anche denuncia urbana, è veicolazione di un messaggio che oltrepassa i confini dell’arte fine a se stessa.
Con queste installazioni si punta ad attirare l’attenzione (e a migliorarne l’estetica complessiva senza deturpare) su edifici decadenti, abbandonati, su monumenti malridotti, su strade dissestate. Ormai le operazioni di Lego bombing si stanno diffondendo in molti Paesi nel mondo, dalla Germania alla Tunisia, dall’Italia al Cile, dall’Ecuador alla Francia. Avvistati e fotografati, i mattoncini colorati riescono ad infilarsi ovunque, a restituire bellezza e dignità anche a desolazione e degrado, a colpire lo sguardo di chi si era ormai abituato a quelle rovine, a quei frammenti di un paesaggio urbano non perfetto e spesso trascurato.
Un “bombardamento” di protesta con oggetti-giocattolo che riescono a dare vita a qualsiasi forma, persino insinuandosi in geometrie che nulla hanno a che fare con architetture di vita urbana. Eppure, ri-costruire con plastica e colore può essere più bello e intelligente di lasciar morire ciò a cui nessuno presta più attenzione.
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